profilo

baba (Barbara Arcieri) è un architetto progettista con il “vizio” della ceramica che vive e lavora come ceramista a Firenze. Lavora per anni come architetto in Italia ed a Londra mentre alimenta la sua passione per la ceramica solo nel poco tempo libero disponibile, finchè questa prende completamente il suo interesse: Barbara lascia il “serio” (e sicuro!) lavoro professionale come architetto diventa “baba” e si dedica completamente alla ceramica.

Il suo lavoro si colloca tra design contemporaneo ed arte, attraverso la creazione di sculture funzionali ovvero oggetti funzionali con una presenza scultorea, con la costante ambizione di trasformare “terra” in poesia, cercando di afferare la bellezza elusiva che esiste nell’imperfezione.

“L’obiettivo della mia ricerca è rivelare ed esaltare l’aspetto materico e tattile di argille e smalti attraverso oggetti funzionali e non solo, oggetti di uso quotidioano per la tavola e per la casa, reinterpretati, semplici spontanee forme che chiedono di essere vissute e percepite attraverso il senso del tatto…non c’è decorazione applicata, non c’è imposizione ma la naturale espressione dei materiali e del loro intrinseco carattere…

…cercando la bellezza nell’imperfezione”.

baba

“Nasco a Napoli, mi laureo in architettura, già durante gli studi mi avvicino alla ceramica che da subito mi coinvolge al punto tale da dover impormi di lasciarla per non farmi distrarre troppo dagli studi. Completati gli studi mi trasferisco a Londra dove vivo per 11 anni, per coltivare la mia passione/professione di architetto e appena posso e tutte le volte che posso ritorno al ceramica, la passione per la quale cresce sempre più, fino al punto che, sentendo di non riuscire ad esprimere me stessa lavorando per altri come architetto, decido di fare il salto nel vuoto, lascio il lavoro di architetto…e decido di diventare il boss!

Da allora sono costantemente alla ricerca dell’equilibrio giusto per  riuscire a far funzionare questa cosa: dedicarmi alla ceramica e diffonderla coinvolgendo quante più persone possibili in quanto credo che la lavorazione dell’argilla abbia innumerevoli aspetti positivi al punto di considerarla terapeutica, una nuova forma di meditazione.”

Il nome “baba” deriva dal mio nome, Barbara, così come pronunciato dai bambini che imparano a parlare, ovvero declinato nella sua forma più basica e spontanea, così come aspira ad essere la mia ceramica, così come credo o forse ambisco ad essere io.  Da un punto più strettamente di “formazione”, sono da sempre stata molto interessata al mondo del design e da sempre sono attratta dai lavori manuali, la ceramica applicata al tableware è stata il canale di uscita più naturale di questo mio interesse. A Londra ho seguito qualche corso part time ma non mi bastava mai, così appena ho cominciato a lavorare da architetto come libera professionista mi sono ritagliata l’opportunità di fare un’internship come ceramista in un workshop dove ho potuto imparare come funziona l’intero processo, dalla trasformazione della materia prima alla vendita al pubblico, affiancata da ceramiste professioniste. Li ho avuto un primo approccio a come si può gestisce uno studio professionale di ceramica. Solo negli ultimi anni a Londra ero riuscita ad avere un mio spazio ed il mio studio e adesso vediamo che può succedere qui in Italia!

Io lavoro principalmente con il tableware, mi piace che gli oggetti che faccio siano parte della vita delle persone che li posseggono, che si possano usare e toccare. Ho cominciato facendo piatti per me stessa poiché in giro non trovavo quasi nulla che avrei voluto acquistare per me. La ricerca della essenzialità, nelle lavorazioni, nelle forme e nelle finiture caratterizza il mio lavoro. Provo ad individuare alcuni design ben definiti ed a sviluppare finiture raffinate e ricercate ma al contempo rilassate e naturali. Mi interessa indagare le potenzialità dei materiali coinvolti nel processo ed i loro limiti e lavorare con essi. Non c’è decorazione sovrapposta, l’estetica dei miei pezzi deriva dal’incontro tra materia e forma.  Il che occasionalmente mi porta ad allontanarmi del vincolo dell’aspetto funzionale del pezzo per esplorare con maggiore libertà e creare pezzi più scultorei. Mi vedo come un’esploratrice: sono agli inizi anche se sono partita da un po’ e sicuramente qualcosa l’ho già trovato, ma ogni nuova scoperta mi insegna che molto ancora c’è da scoprire.”